29.07.2019

Agli italiani piace sempre più il risparmio gestito

  • Italia Oggi

Agli italiani piace sempre più il risparmio gestito. E sono sempre più soddisfatti dei servizi resi dalla propria banca. Il primo obiettivo degli investimenti resta la «sicurezza» mentre sono in costante diminuzione gli azionisti. Questi alcuni degli spunti che emergono da «L’Italia che progetta: le sfide dell’economia, il reddito e le decisioni di investimento», indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani, elaborata da Doxa e basata su un progetto elaborato dal Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi e da Intesa Sanpaolo, che ha coinvolto oltre un migliaio di responsabili delle scelte finanziarie di famiglie del Belpaese, in possesso almeno di un conto corrente bancario o postale.

La fiducia nei consulenti e nelle banche. Il risparmio gestito ha attirato il 15,3% degli intervistati. Le prime due motivazioni di acquisto di fondi sono la professionalità dei gestori (34,8%) e la diversificazione del rischio (25,5%). Il risparmio gestito è privilegiato da chi ha un alto reddito (27,2%) e da chi è più istruito (31,7%). Il risparmio gestito «fidelizza», inoltre, i suoi investitori: sale al 39,5% chi ha più del 50% del patrimonio in fondi. Nel 2013 era il 18,7%. Il grado di soddisfazione verso tale forma di investimento è elevato: il 12,5% degli intervistati si dichiara molto soddisfatto, oltre il 70% abbastanza soddisfatto. Secondo la ricerca, anche nel 2019 si conferma la poca propensione al rischio degli intervistati, anche a costo di sacrificare il rendimento: infatti, quando impiegano il risparmio, gli intervistati continuano a mettere al primo posto l’obiettivo della sicurezza (62,2% a fronte del 59,6% nel 2018); al secondo posto si conferma il bisogno di liquidità (37,9%), segue il rendimento di lungo termine. Cresce anche la soddisfazione degli intervistati verso la propria banca, aumentano i clienti e si diversificano i servizi offerti. Il 90,2% è «molto» o almeno «abbastanza soddisfatto» della propria banca. Rispettivamente il 9,6% e l’11% degli intervistati ha stipulato in banca assicurazioni vita e danni, quattro anni fa tali percentuali si attestavano al 7,2 e al 6%.

Azioni in ribasso. Al cospetto di tale scenario, si spiega il dato secondo cui soltanto il 3,6% del campione ha comprato o venduto azioni nei 12 mesi precedenti l’indagine. Gli azionisti sono meno di un quinto di quanti operavano in Borsa nel 2003 (22%). E non diversificano, infatti solo il 4,7% ha più di 20 titoli. È, quindi, mutato l’approccio all’investimento azionario, sono in tanti coloro che ritengono che le azioni siano titoli ad alto rischio (40,8%). Cresce l’investimento guidato dall’esperienza e dalla competenza di un consulente (57,3%) mentre diminuisce la motivazione speculativa (4%).

Informazione finanziaria cercasi. Il rapporto evidenzia come risulti ancora sottovalutato il bisogno di un’istruzione finanziaria. Infatti, il 53,8% degli intervistati si è dichiarato non interessato all’informazione finanziaria, seppur il 56% incontra difficoltà nel capire il rischio degli investimenti, il 44,5% nello scegliere il momento più opportuno per effettuare un investimento, il 52,4% dedica a informarsi meno di un’ora alla settimana, il 33% non dedica tempo a reperire informazioni sui propri investimenti.

Prospettive di crescita. Le scelte di investimento degli italiani si collocano in un contesto in cui, come sottolinea il report, negli ultimi tre anni i bilanci delle famiglie hanno riacquistato parte della prosperità perduta durante la crisi. Si irrobustisce il ceto medio, con le tre fasce centrali di reddito del campione, che includono coloro che percepiscono dai 1.500 ai 3.000 euro al mese, che si attestano al 57,5% rispetto al 51,7% di tre anni prima, con circa un milione e trecentomila famiglie che sono rientrate a far parte del ceto medio o vi sono entrate per la prima volta. Altro dato evidenziato dal report: i risparmiatori (52%) superano di nuovo i non risparmiatori (48%), dopo aver toccato il minimo storico del 39% nel 2013. La percentuale di reddito risparmiata raggiunge nel 2019 il massimo storico (12,6% a fronte del 12% nel 2018 e 9% nel 2011). Per quanto riguarda il patrimonio, il 63% è rappresentato da case, gli intervistati dichiarano il possesso di una ricchezza finanziaria media pari 101 mila euro, la ricchezza immobiliare è, invece, pari a 169 mila euro. Nei dodici mesi precedenti l’indagine, il 6,7% del campione ha investito in case, il dato era pari all’8,7% nel 2018 e al 5,7% nel 2017. Ma soltanto una quota pari a circa il 3% lo ha fatto per acquistare o cambiare la propria prima casa, gli altri acquisti sono stati realizzati per ragioni collegate all’impiego ereditario o per avere un reddito aggiuntivo nella vecchiaia. Le aspettative pensionistiche risalgono, si fanno strada le assicurazioni per i rischi della salute e della longevità, solo il 13,7% del campione coinvolto nella ricerca dichiara di essersi dotato di un fondo pensione.