Resa dei conti tra i vertici dell’amministrazione finanziaria. Nello scontro sempre più esacerbato tra Enrico Zanetti, sottosegretario del ministero dell’economia, e Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle entrate, interviene il ministero dell’economia, guidato da Pier Carlo Padoan mettendo sotto la sua ala l’operato dell’Agenzia delle entrate e assumendosi la paternità della rinnovata azione dal governo nel contrasto all’evasione fiscale.
In una nota, ieri, il ministero dell’economia è intervenuto per rispondere alle accuse di Rossella Orlandi che, intervenuta in veste di direttore dell’Agenzia delle entrate a un convegno della Cgil di venerdì scorso, aveva usato toni aspri nei confronti delle misure previste nella legge di Stabilità e sul futuro delle Agenzie fiscali: «Il comparto delle agenzie fiscali è scomparso dalla contrattazione, ed è questo che porterà alla fine del sistema delle Agenzie». Per il numero uno del Fisco italiano è necessario «riaprire il ragionamento sulle posizioni organizzative, avere più figure di livello professionale alto, e che non si chiamano solo dirigenti, perché ci sono diverse professionalità». Il riferimento è al braccio di ferro sulle conseguenze della sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato 767 funzionari incaricati illegittimi a marzo. A questa presa di posizione ha replicato il sottosegretario al ministero dell’economia Enrico Zanetti: «Se continua a esternare il suo malessere e a dire che l’Agenzia muore, le dimissioni diventano inevitabili». Enrico Zanetti, ha sottolineato che «le parole della Orlandi, sempre che non le smentisca o le ridimensioni, sono incompatibili con qualsiasi ipotesi di leale collaborazione col governo che l’ha nominata».
«Il direttore dell’Agenzia delle entrate non è il ministro delle Finanze. La politica fiscale la fa il governo. L’Agenzia deve fare i controlli, non decidere quali. È una voce che ascoltiamo, per carità. Ma non sempre condividiamo. E quando si sceglie una linea, il direttore si adegua ed esegue. Zitti e pedalare. Altrimenti è libero di andare da un’altra parte», ha concluso. Su questo scontro istituzionale è intervenuto ieri il ministero dell’economia che con una nota ufficiale ha riconosciuto un ruolo cruciale dell’Agenzia delle entrate: «Le competenze maturate e consolidate dal personale e dalla dirigenza costituiscono un patrimonio che il governo intende salvaguardare», si legge nella nota del Mef, riservando ai dipendenti dell’Agenzia parole di riconoscenza: «Lo spirito di dedizione e l’esecuzione dei doveri d’ufficio lontano dai riflettori che il personale ha mostrato in tante occasioni deve continuare a essere di esempio per chiunque operi al servizio del cittadino e dell’interesse pubblico».
Il ministero ha poi contestualizzato «immutata stima nel direttore Rossella Orlandi» ricordando che il ministero è «impegnato nell’attività di rafforzamento organizzativo e operativo dell’Agenzia delle entrate». Il ministero ha legato questa attività alla presenza di Fmi e Ocse mettendo in una sorta di tutela internazionale l’evoluzione della lotta all’evasione fiscale. Il rafforzamento in atto è «anche grazie al contributo delle valutazioni chiese a Fmi e Ocse in merito a modelli efficaci nella realizzazione di un rapporto cooperativo tra contribuente e amministrazione fiscale secondo le migliori pratiche che emergono dalla comparazione internazionale».
A stretto giro è arrivata ieri la replica del sottosegretario Zanetti che ha chiesto come Scelta civica un chiarimento urgente con il ministero dell’economia e Palazzo Chigi facendo notare che «il direttore immutatamente stimato ancora la scorsa settimana era in giro per convegni a dire che invece l’Agenzia la stiamo facendo morire, non che la stiamo rafforzando, tutto ripreso da svariati giornali e mai smentito».