Finisce qui, con le richieste di scissione, la «storia» della finanziaria fondata nel 2007 in occasione del passaggio alla cordata costituita da Telefonica, Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Sintonia (Benetton) del 23% circa di Telecom attraverso l’acquisto di Olimpia, la società con la quale Pirelli ed Edizione (Benetton) avevano rilevato nel 2001 la quota da Bell.
Un esito scontato da circa un anno. Nel giugno scorso Mediobanca, in occasione della presentazione del piano strategico, aveva annunciato il disimpegno. E nel settembre 2013 i soci di Telco hanno raggiunto un accordo in base al quale Telefonica è salita al 66% e gli azionisti italiani hanno ridotto le partecipazioni a quelle attuali, pari al 19,32% per Generali e al 7,34% sia per Piazzetta Cuccia sia per Intesa. Ieri Mediobanca nel comunicato sulla scissione ha sottolineato che da quel riassetto, che ha significato l’avvio dell’uscita da Telco, il titolo del gruppo telefonico ha registrato un incremento del 65%, contro il 13% del settore europeo e il 23% di Piazza Affari (ieri l’azione, che giovedì era tornata sopra quota un euro, ha ceduto il 4,2% a 96 centesimi). L’istituto guidato da Alberto Nagel ha poi ricordato che «l’operazione si inquadra nel più ampio processo di riduzione dell’esposizione al comparto azionario, parte integrante delle linee guida» del business plan.
Nel rendere note le decisioni Mediobanca e Intesa hanno indicato le plusvalenze implicite alle quotazioni attuali, pari rispettivamente a 110 e 35 milioni, e un centinaio di milioni è stimabile anche per Generali. Per tutti però la storia in Telecom si chiude con un bilancio contabile ben diverso, visto che il titolo è stato in questi anni più volte svalutato.