Non è così né ora che la figlia del monarca avrebbe voluto prendere il posto del padre, ma di sicuro la sua candidatura alla successione era l’unica, tra i sei discendenti, ed era stata decisa da tempo. Sebbene il vecchio “don Emilio” negasse con ardore di essere pronto al passaggio dello scettro: «Sono in forma, ho l’appoggio di tutto il consiglio, perché bisognerebbe parlarne?». Preferiva parlare di Formula 1 da quando era diventato sponsor della Ferrari e nel 2010 aveva assicurato alla scuderia Fernando Alonso. Dopo Emilio I, Emilio II ed Emilio III, che si sono tramandati la guida dell’impero Santander per 157 anni, dunque tocca ad Ana Patricia I, capo finora del ramo britannico, e da ieri prima donna al vertice di una delle più importanti banche (la prima, per autodefinizione) dell’eurozona, con 102 milioni di clienti in tutto il mondo, dettare le strategie che hanno fatto della cittadella finanziaria di Boadilla del Monte, appena fuori Madrid, un pentagono dell’alta finanza internazionale.
Dal suo quartier generale Emilio III aveva concepito e diretto le sue manovre espansionistiche: l’Italia, quindici anni fa, fu uno dei suoi territori di conquista, poco dopo la fusione (che per lui si leggeva piuttosto come acquisizione) con il Central Hispano. Prima l’incrocio azionario con Sanpaolo-Imi, poi il ben più azzardato incrocio di Opa (Unicredit sulla Comit e Sanpaolo-Imi sulla Banca di Roma) che lo portò faccia a faccia con Enrico Cuccia. Mediobanca tentò un’alleanza tattica, in difesa della Comit, ma l’energico spagnolo chiarì la sua legge: «Primero, ganar dinero». Primo, guadagnare soldi.
La applicò in una delle operazioni più controverse degli ultimi anni: l’acquisizione al 100% della Banca Antonveneta.
Quando fiutò la crisi in arrivo, riuscì a rivenderla nel 2007 al Monte dei Paschi che sborsò ben 9 miliardi preparandosi la via alla richiesta di aiuti statali. Nello stesso anno il Santander ebbe un ruolo anche nella vendita, a caro prezzo del gruppo editoriale spagnolo Recoletos alla Rcs, editrice del Corriere della Sera .
Quali fossero i suoi piani per il futuro forse lo sa meglio di tutti Ana Patricia, che non lo ha mai deluso: il re è morto, viva la regina.