Per il presidente della Bce l’inflazione è prevista ancora troppo sotto l’obiettivo del 2%. Ma «al tempo stesso restano valide le nostre aspettative per una ripresa modesta nel 2015-2016». L’importante è che «il 2015 dovrà essere l’anno in cui tutti gli attori dell’area euro, dai governi alle istituzioni europee, dovranno avviare una consistente strategia comune per riportare le nostre economie in carreggiata» perché «la politica monetaria non è in grado di farlo da sola». Anche se ritiene che gli interventi della sua Bce, fornendo ingente liquidità a basso costo alle banche, iniziano a produrre «effetti tangibili». Gli interventi da attuare a livello governativo e a Bruxelles sarebbero «investimenti» di stimolo della crescita, «riforme strutturali» e «una ulteriore cessione di sovranità che assicuri un sostenibile e buon funzionamento dell’Ue».
Draghi non ha risposto alle domande dell’eurodeputato Marco Zanni del M5S sul coinvolgimento delle banche nello scandalo LuxLeaks sull’elusione delle tasse tramite il Lussemburgo e altri paradisi fiscali. L’ha definito un problema legato alla necessità di una «armonizzazione fiscale». Né ha commentato la critica di diverso trattamento nelle verifiche della Bce per una grande banca tedesca con presunte mega-esposizioni in speculazioni ad alto rischio sui derivati, rispetto a istituti italiani con crediti difficili nell’attività tradizionale. Draghi ha garantito che gli stress test sono stati rigorosi, anche se «non possiamo dire che in Europa esistono condizioni completamente eque e uniformi nel settore bancario». L’ aumento di capitale della banca Mps, che non ha passato gli stress test Bce, l’ha definito in valutazione. Condivide che l’attenzione sul sistema bancario debba rimanere alta, pur in assenza di rischi sistemici. A Italia, Spagna, Lussemburgo, Polonia e Romania ha sollecitato al più presto «più sforzi» per « migliorare l’efficacia della funzione macroprudenziale».