In ogni caso il meccanismo è lo stesso che dovrebbe essere applicato alla casa. E cioè la deducibilità del 20% del prezzo d’acquisto per gli immobili nuovi o completamente ristrutturati che vengono dati in affitto a canone concordato per un periodo di almeno otto anni. Un modello già applicato in Francia con un discreto successo che servirebbe a spingere sul mercato un pacchetto di case a prezzo calmierato. Ma, soprattutto, a smaltire una parte delle abitazioni invendute che stanno affossando i bilanci delle aziende di costruzione, in modo da rilanciare un settore che è sempre capace di far girare il vento dell’economia. Proprio per questo il decreto «sblocca Italia» viene considerato fondamentale per inseguire quella ripresa che ancora non si vede. Il provvedimento mette sul piatto 3,7 miliardi di euro, in tre anni, per un serie di cantieri fermi da tempo. E fissa anche l’obbligo di spendere ogni anno almeno lo 0,3% del Prodotto interno lordo, poco meno di 5 miliardi di euro, proprio per le grandi opere. Allo studio anche una revisione del cosiddetto project financing , cioè la partecipazione dei privati alle opere pubbliche in cambio della gestione dell’infrastruttura. Un meccanismo già previsto, ma che finora ha dato pochi risultati.
Acquisti di case e auto, il governo pensa a sgravi e deduzioni
In ogni caso il meccanismo è lo stesso che dovrebbe essere applicato alla casa. E cioè la deducibilità del 20% del prezzo d’acquisto per gli immobili nuovi o completamente ristrutturati che vengono dati in affitto a canone concordato per un periodo di almeno otto anni. Un modello già applicato in Francia con un discreto successo che servirebbe a spingere sul mercato un pacchetto di case a prezzo calmierato. Ma, soprattutto, a smaltire una parte delle abitazioni invendute che stanno affossando i bilanci delle aziende di costruzione, in modo da rilanciare un settore che è sempre capace di far girare il vento dell’economia. Proprio per questo il decreto «sblocca Italia» viene considerato fondamentale per inseguire quella ripresa che ancora non si vede. Il provvedimento mette sul piatto 3,7 miliardi di euro, in tre anni, per un serie di cantieri fermi da tempo. E fissa anche l’obbligo di spendere ogni anno almeno lo 0,3% del Prodotto interno lordo, poco meno di 5 miliardi di euro, proprio per le grandi opere. Allo studio anche una revisione del cosiddetto project financing , cioè la partecipazione dei privati alle opere pubbliche in cambio della gestione dell’infrastruttura. Un meccanismo già previsto, ma che finora ha dato pochi risultati.