04.06.2021

Abi, copertura large al credito

  • Italia Oggi

Abi in pressing sul fronte delle misure straordinarie di garanzia per il credito bancario, gestite da Fondo pmi e Sace. L’associazione bancaria italiana insiste affinché la commissione europea dia semaforo verde «alla decisione» del governo «di estendere la durata dei finanziamenti garantibili a dieci anni», dopo la proroga del medesimo regime al 31 dicembre 2021. Le due misure sono state attivate attraverso il decreto legge «Liquidità» (n. 23/2020). E la dilazione della loro scadenza, a fine anno, chiosa Abi, «recepisce una sua richiesta» e un’identica istanza mossa dalle associazioni imprenditoriali «per consentire alle imprese di gestire con più tranquillità la fase di ripresa dell’attività a pieno regime». Di più; per le banche il termine di dieci anni potrebbe essere anche ulteriormente allungato e questa «nuova operatività» dovrebbe essere «rapidamente autorizzata dalla commissione europea senza l’introduzione di nuove condizioni». L’associazione considera, inoltre: «Importante la proroga a fine 2021 del termine delle misure di moratoria disposte dall’art. 56 del decreto legge «Cura Italia» (n.18/2020), relative ora alla sospensione, della sola quota capitale, del rimborso dei finanziamenti e al divieto di revoca delle linee di credito in essere». La presa di posizione dell’associazione bancaria è giunta ieri, in sede di audizione in commissione bilancio alla Camera, da parte del suo direttore generale, Giovanni Sabatini.

Specifiche e correzioni di rotta. In riferimento alle garanzie Sace, ricorda Abi: «È prevista la riduzione, dal 30% al 15% del valore dell’emissione, dell’obbligo in capo ai sottoscrittori originari di mantenimento nel portafoglio dell’obbligazione per l’intera durata». Quindi, Sabatini ha suggerito ai deputati: «Per rendere ancor più di interesse per gli investitori potrebbe essere prevista una riduzione del periodo in cui l’investitore dovrà mantenere obbligatoriamente l’emissione nel proprio portafoglio (ad esempio 6 mesi dall’emissione)».

Ritardi sulle garanzie per le mid-cap. Sempre in tema: «In merito al passaggio (dal primo marzo 2021, ndr) dal Fondo pmi alla garanzia Sace» per le mid-cap – le imprese tra 250 e 499 dipendenti – Abi segnala che: «L’immediata entrata in vigore della previsione ha effetti retroattivi in relazione alle domande (circa 150 domande, per 170 milioni di finanziamenti) già presentate al Fondo da questa tipologia di imprese». La conseguenza? «Queste imprese», ha sottolineato il dg Abi, «dovranno ora ripresentare le domande alla Sace con un inopportuno allungamento dei tempi di erogazione del finanziamento bancario, in un momento nel quale la tempestività di accesso alla liquidità è essenziale per molte imprese». Morale: «Sarebbe stato più opportuno prevedere una fase transitoria per il passaggio di tale operatività alla Sace come, d’altra parte, è stato previsto quando si è trattato di spostare la gestione delle misure a sostegno delle imprese fino a 499 dipendenti dal fondo alla stessa Sace a seguito di quanto previsto dalla legge di Bilancio 2021».

Il trend di garanzie e moratorie. Al 27 maggio 2021 le richieste al Fondo di garanzia pmi per «coprire» i rischi bancari legati alla concessione del credito alle imprese hanno superato quota 172 miliardi di euro, per oltre 2 milioni e 167 mila domande: di queste, oltre 1,145 milioni di istanze riguardano prestiti fino a 30 mila euro (beneficiari di garanzia pubblica pari al 100% del credito concesso).

A tali «protezioni», come detto, si sono aggiunte quelle assicurate dallo strumento «Garanzia Italia», attivato da Sace nel quadro delle possibilità concesse dall’art. 1 del dl «Liquidità»; l’ombrello, in questo caso, ha raggiunto al 19 maggio scorso un valore di circa 23,6 miliardi di euro, a fronte di 2.048 imprese richiedenti. Sul versante moratorie dei pagamenti, invece, al sette maggio 2021, le richieste ancora in essere dalle imprese si aggiravano sulle 730 mila, per circa 120 miliardi di euro. Su base annua, a marzo 2021 Abi ha osservato una variazione del totale degli impieghi alle società non finanziarie pari al 5,7%. E ha rilevato che per il settore privato la crescita degli impieghi è stata del 4%, con tassi di interesse su livelli minimi storici.