Corsi e ricorsi della storia delle multiutility. Della fusione tra Iren e A2A si parla da anni. Da quando ancora si cercava una soluzione per Edison ed Edipower in gestione congiunta tra i francesi di Edf e A2A, Iren e la cordata italiana. Ora lo scenario è diverso e la partita è relativamente più semplice, perche riguarda «solo» A2A (azionisti di maggiornaza i Comuni di Milano e Brescia) e Iren (Torino, Genova, Piacenza, Parma e Reggio Emilia). La fuga in avanti l’hanno fatta i sindaci di Torino Piero Fassino, che è anche presidente dell’Anci, e quello di Milano Giuliano Pisapia. Il primo ha lanciato la «collaborazione tra le grandi multiutilities» e il secondo ha accolto la proposta spiegando che «ipotesi che abbiano un orizzonte industriale più ampio devono essere approfondite senza tabù e pregiudizi» e che «è utile che i consigli di amministrazione inizino a confrontarsi». È stata anche indicata la tempistica: una volta che Milano e Brescia avranno ceduto il 5% di A2A. Il primo cittadino della Leonessa, Emilio Del Bono, al momento la pensa diversamente: «È stato dato mandato agli amministratori — ha ricordato — di rafforzare A2A come player della Lombardia. Una volta raggiunto questo obiettivo si potrà pensare ad altro».
Determinanti per muovere le pedine del risiko delle multiutilities, osservano gli analisti, saranno gli incentivi che il governo darà agli enti locali per indurli a rinunciare ai benefici «politici» del controllo. Una manovra che vede in pressing anche Anci e Federutility (il cui numero uno è Giovanni Valotti, presidente di A2A). Esistono però già modelli definiti virtuosi: Hera, la multiutility in origine dell’Emilia Romanga, ma oggi con ramificazioni in Veneto, Friuli Venezia Giulia e nelle Marche, che ha oltre 180 Comuni azionisti (anche quello di Bologna, il «maggiore», è sceso di recente sotto il 10%) e che è cresciuta per aggregazioni. Come ha ricordato ieri l’amministratore delegato di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano, sottolineando che il suo gruppo non ha «mai smesso di farle» e che il problema delle utilities italiane «è l’eccessiva frammentazione». C’è un elevato numero di micro e medie società controllate dai Comuni, come rilevato anche dal rapporto del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, che operano a livello territoriale e che per sopravvivere dovranno aggregarsi.
In attesa che la politica faccia i propri passi, sul fronte energetico c’è un’altra partita in corso: la «conquista» degli asset di E.On Italia. In sette, tra operatori e fondi, sono stati ammessi alla data room. Mentre Edison, e dunque Edf, starebbe trattando direttamente con la casa madre tedesca per l’insieme delle attività italiane. Se raggiungesse un accordo, Edison tornerebbe a essere il secondo operatore del mercato sia elettrico sia del gas.