04.12.2023

A rischio crisi un’impresa su due: in soccorso arriva il factoring

  • Italia Oggi

Una impresa su due, nel corso di quest’anno, rischia di non riuscire a far fronte ai creditori. Già tra il 2021 e il 2022 le prospettive del sistema produttivo sono diventate più cupe, con le imprese a elevato rischio di credito o in situazione di vulnerabilità finanziaria che, dal 41,9% del periodo pre-Covid, hanno raggiunto il 48,7% del totale nel 2022. Per evitare il fallimento le imprese sono a un bivio: rivolgersi ai tradizionali canali bancari, sempre più selettivi nella concessione di finanziamenti, o cercare canali alternativi. Uno di questi è il factoring, che facilita l’accesso a nuova liquidità in quanto consente il trasferimento del rischio di credito dall’impresa in crisi ai relativi clienti in bonis. Tuttavia, è una strada ancora poco praticata. Nel 2022 il volume d’affari complessivo si è attestato intorno a 3 miliardi di euro, mentre il bacino potenziale di aziende in difficoltà finanziaria che possono ricorrere al factoring, per il 2024 in Italia, raggiunge i 40 miliardi di euro. Stime e percentuali sono contenute nel report “Il Factoring come strumento per il rilancio delle imprese in crisi”, curato dalla società di consulenza Deloitte e da Assifact, Associazione italiana per il factoring. «Il factoring», spiega Alessandro Carretta, professore nell’Università di Roma Tor Vergata e segretario generale dell’Associazione che riunisce gli operatori del settore, «ha dimostrato la sua capacità di essere sempre più al fianco delle imprese, sia nelle fasi di crescita del mercato sia nelle situazioni di congiuntura economica negativa, e di svolgere un ruolo di sostegno della liquidità, che si rivela utile anche per le imprese in difficoltà finanziarie. Ma la liquidità da sola», conclude Carretta, «spesso, non basta: le società di factoring svolgono un ruolo di vero e proprio partner strategico, supportando la gestione dei crediti commerciali, ottimizzando la struttura finanziaria dell’impresa, valorizzando e sviluppando le relazioni di filiera. Nel caso delle imprese in difficoltà, la società di factoring può inoltre svolgere il ruolo di regista del risanamento, in sinergia con gli altri attori coinvolti”.

Il contesto economico

Tre sono i fattori che minano la solidità delle imprese italiane: aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia; riduzione delle misure di sostegno post-Covid 19; aumento del costo del debito e maggiore difficoltà nell’accesso al credito. Se le misure di sostegno alle imprese hanno di fatto arginato gli effetti dell’emergenza pandemica, la loro graduale chiusura rischia di causare una crisi di liquidità a livello nazionale che potrebbe deteriorare la posizione finanziaria di molte imprese. Con il termine delle operazioni straordinarie del Fondo centrale di garanzia e la scadenza delle moratorie, infatti, le imprese devono rifinanziarsi ma in uno scenario diverso, in cui ci sono con tassi di interesse in aumento e condizioni di credito più stringenti. Come si legge nel report, nel secondo semestre 2023, il tasso di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie nell’area Ue è salito al 4,6%, oltre 3 volte il valore di fine 2022. Parallelamente, si è assistito a un irrigidimento dei criteri di offerta sui prestiti alle imprese da parte degli istituti bancari, tra oneri addizionali, garanzie, limiti alle scadenze.

Alla luce di questo, il Cerved Group Score ha evidenziato nel 2022 un incremento del numero di aziende “a rischio”, ovvero con gravi problemi che ne possono pregiudicare la capacità di far fronte agli impegni: dal 14,4% dell’anno precedente al 16,1%. Invece le imprese definite come “vulnerabili”, cioè con fondamentali positivi ma con elementi di fragilità, sono aumentate dal 30,1% al 32,6%. Di questo passo, nel 2023, la percentuale di imprese a rischio crescerebbe fino al 18%, mentre le imprese in situazioni di vulnerabilità si porterebbero al 35%.

Conseguenza diretta è l’aumento del flusso di crediti deteriorati, il primo riscontrato dal 2012. Nel 2022 il tasso di deterioramento delle aziende è salito al 2,3%, rispetto al 2% dell’anno precedente, mentre nel 2023 dovrebbe raggiungere il 3,8%, per poi diminuire leggermente al 3,4% l’anno successivo, restando ai livelli più alti dal 2017.

Agire con tempestività sulle condizioni economiche per anticipare le situazioni di crisi diventa una priorità. Nel primo semestre del 2023, infatti, sono aumentati sia i fallimenti (+1,5%) sia le liquidazioni volontarie (+26,1%) rispetto allo stesso periodo del 2022, mostrando un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi 6 semestri di continua decrescita dei due indicatori. Complessivamente, nei primi sei mesi dell’anno, sono stati persi oltre 81 mila posti di lavoro e un miliardo di euro di valore aggiunto come effetto di fallimenti e liquidazioni volontarie.

Si apre, per le cosiddette imprese in situazioni distressed, cioè, non in grado di soddisfare i flussi di cassa, una duplice sfida: fronteggiare il difficile accesso al credito e garantire la continuità aziendale.

Il factoring come risposta

Per far fronte alle proprie esigenze finanziarie e garantire la continuità aziendale, le imprese in situazioni di pre-crisi o crisi possono accedere a diversi strumenti di finanziamento. Factoring, anticipo delle fatture, crediti di firma, nuova finanza, re-financing: sono quelli citati nel report Deloitte-Assifact, e che mostrano differenze significative in termini di caratteristiche e accessibilità. Soprattutto questo secondo aspetto diventa particolarmente rilevante nel caso di imprese in difficoltà, che possono vedersi ridurre il ventaglio di alternative di finanziamento disponibili in considerazione di un rischio di credito difficilmente sostenibile da parte degli istituti finanziari tradizionali.

Proprio in questo contesto, il factoring può rappresentare lo strumento ideale, garantendo l’accesso a nuova liquidità tramite l’anticipo dei tempi di incasso e la valorizzazione dei crediti commerciali. Grazie alla leva sul proprio portafoglio di crediti, con il factoring le imprese in tensione finanziaria possono ridurre il rischio dell’operazione di finanziamento e beneficiare così di condizioni economiche più vantaggiose rispetto ad altre fonti di credito. Inoltre, le società di factoring possono svolgere un ruolo essenziale nell’accompagnare l’impresa nel percorso di risanamento, garantendo la gestione del ciclo attivo e delle forniture e riducendo rischio di credito, insoluti ed eventuali pignoramenti. A questi si aggiungono poi gli altri vantaggi, quelli contabili e amministrativi e quelli commerciali.

Non solo. Il factoring può assumere un ruolo chiave a sostegno delle imprese in difficoltà in affiancamento proprio alle procedure codificate nel Codice della crisi e delle insolvenze (Ccii), intervenendo nei momenti precedenti a un eventuale stato di crisi, quando si verifica una esiguità di cassa che, se non attenuata, sfocia in situazioni di crisi o, peggio, di insolvenza.

Il mercato

A oggi, il mercato del factoring per le imprese in crisi è focalizzato su clienti di medie e grandi dimensioni: 70% del totale imprese, che generano il 95% del volume d’affari (il 78% concentrato nel settore manifatturiero). Mentre per quanto riguarda l’offerta, è caratterizzato dalla presenza di ancora pochi operatori, classificabili in due tipologie principali: da un lato, quelli specializzati in operazioni verso imprese in situazioni di pre-crisi e crisi; dall’altro, quelli generalisti, che operano in contesti distressed in maniera residuale.

Per lo sviluppo ulteriore, secondo quanto rilevato nel report, oltre all’ingresso di nuovi factor, è bene che ci siano collaborazioni tra operatori generalisti e specializzati.