La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, si pronuncia sulla decorrenza del termine breve di impugnazione ex art. 325 c.p.c., ribadendo il seguente principio già acquisito: “Il termine breve di impugnazione decorre soltanto in forza di conoscenza legale del provvedimento da impugnare e cioè in forza di una conoscenza conseguita per effetto di un’attività svolta nel processo, della quale la parte sia destinataria o che ella stessa ponga in essere, la quale sia normativamente idonea a determinare da sé detta conoscenza o tale, comunque, da farla considerare acquisita con effetti esterni rilevanti sul piano del rapporto processuale (Cass. civ., sez. II, 10/06/2008, n. 15359).
La sentenza n. 91/2022 del Tribunale di Nocera inferiore ha dichiarato inammissibile per tardività l’appello proposto alla sentenza n. 3427/2014 del Giudice di Pace di Nocera, condannando l’appellante alla rifusione a favore dell’appellato delle spese di lite del grado. In particolare, per il Tribunale di Nocera inferiore risultava decorso il termine breve per l’impugnazione previsto dall’art.
325 c.p.c. dal momento dell’estrazione di copia della sentenza. Ritenendo che, mediante l’estrazione di copia autentica della sentenza, la forma di conoscenza era acquisita in via formale in quanto trovava origine da due attività tipizzate sul piano processuale, quali la richiesta di copia autentica del provvedimento e la consegna da parte del cancelliere. Tale attività è stata considerata da parte del Tribunale di Nocera inferiore forma equipollente della comunicazione di cancelleria (Cass. 24418/2008 e Cass. 9421/2012).
Avendo avuto la parte conoscenza formale del provvedimento da impugnare, non poteva applicarsi il termine semestrale ex art. 327 c.p.c., ma si applicava il termine breve di trenta giorni ed era spirato il termine di proposizione dell’appello.
La Corte di Cassazione, invece, ha ritenuto il ricorso fondato.
Il Giudice di legittimità ritiene che, sebbene l’interesse dell’ordinamento nello stabilire il termine lungo per l’impugnazione non sia quello di garantire alle parti un adeguato spatium deliberandi, ma quello di regolare temporalmente il regime di stabilità delle decisioni giurisdizionali, dalla disciplina dell’art. 327 c.p.c. deriva il diritto delle parti di giovarsi dell’intero arco temporale per accettare il giudicato o proporre impugnazione.
Laddove, infatti, si ritenesse che dalla richiesta e rilascio di copia della sentenza possa decorrere il termine breve di cui all’art. 325 c.p.c. si finirebbe per ledere il diritto derivante dall’art. 327 c.p.c.
In conclusione, la Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassato la sentenza impugnata e rinviato al Tribunale di Nocera inferiore, in persona di diverso magistrato, poiché provveda all’esame dell’appello dichiarato erroneamente tardivo e sulle spese del giudizio di legittimità.