Twitter rappresenta la nuova frontiera social in fatto di comunicazione breve, ma incisiva.
Stiamo però ben attenti a non travalicare i limiti del corretto esercizio del diritto di critica.
E’ accaduto che un ex Senatore della Repubblica aveva messo in atto una vera e propria campagna denigratoria su Twitter contro la Consob, al fine di ingenerare nell’opinione pubblica il dubbio che quest’ultima avesse difeso gli interessi di alcuni soggetti vigilati, in collusione con taluni operatori del mercato finanziario colpevoli di gravi illeciti.
La Consob ha quindi agito in giudizio per ottenerne la condanna dell’intrepido “twittatore” al risarcimento dei danni da diffamazione.
La domanda veniva accolta in primo grado e confermata in secondo grado.
Anche la Cassazione dà ragione alla Consob.
Al contrario, secondo il ricorrente i suoi tweet non avrebbero superato il “limite della continenza nel caso dell’esercizio del diritto di critica”.
Inoltre, a suo parere, i Giudici avevano omesso di considerare il contesto entro cui le dichiarazioni erano state rese, ovvero tramite, appunto, la nota piattaforma.
La doglianza è, però, infondata.
La Cassazione specifica al riguardo che “l’uso di una piattaforma come Twitter, o altre equivalenti, implica l’osservanza del limite intrinseco del giudizio che si posta in condivisione, il quale, come ogni giudizio, non può andar disgiunto dal contenuto che lo contraddistingue e dalla forma espressiva, soprattutto perché tradotto in breve messaggio di testo per sua natura assertivo o scarsamente motivato”.
La Cassazione conclude in questi termini “il post in Twitter non esime l’autore dal necessario rispetto della continenza espressiva in quanto non può concretizzare una manifestazione del pensiero irresponsabile sol perché veicolata tramite il mezzo prescelto”.