Lo scorso 14 giugno del 2021 la commissione dell’Unione Europea ha approvato la proroga, per ulteriori 12 mesi, dello schema italiano di garanzie statali funzionali a facilitare la cartolarizzazione dei crediti deteriorati (Gacs) delle banche. Il 2022 sarà protagonista di un’ulteriore proroga?
Le Gacs (garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze) sono garanzie concesse dallo Stato, in conformità a decisioni della Commissione europea, finalizzate ad agevolare lo smobilizzo dei crediti in sofferenza dei bilanci delle banche e degli intermediari finanziari aventi sede legale in Italia. Le garanzie vengono concessa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) sulle passività emesse nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione, a fronte della cessione da parte delle banche dei crediti in sofferenze a una società veicolo (Spv).
Lo strumento dei Gacs è stato previsto per la prima volta con il decreto-legge 14 febbraio 2016 n 18, poi prorogato fino al marzo 2019. Con decreto-legge 25 marzo 2019 n. 22, convertito in Legge n. 41/2019, la Gacs è stata rinnovata per ulteriori 24 mesi (prorogabili per ulteriori 12 mesi) a far data dall’approvazione della Commissione europea. La proroga per 12 mesi è stata resa nota il 14 giugno 2021. Ora sarà valida fino al 14 giugno 2022.
Nelle scorse settimane – notizia del sole 24 Ore – si è tornati a Bruxelles per negoziare una nuova proroga, che potrebbe coprire un arco temporale di 12 mesi, rinnovabile per altri 12.
La richiesta di rinnovo dell’autorizzazione alla Commissione Europea dello strumento dimostra l’apprezzamento che il sistema finanziario italiano manifesta verso le Gacs. Un’eventuale proroga per altri 12 mesi a partire dal giugno 2022 continuerà ad incentivare lo smobilizzo delle esposizioni deteriorate, mantenendo attivo il mercato primario.
Sin dalla loro introduzione, le Gacs hanno permesso alle banche italiane di deconsolidare 85 miliardi di euro di crediti deteriorati con il completamento di 35 operazioni, generando un miglioramento sia della situazione aziendale sotto i consueti profili tecnici, sia come beneficio economico, rappresentato da un valore di cessione di mercato altamente superiore.
L’aumento dell’incidenza dei crediti Utp (unlikely-to-pay) ha ridotto il ricorso alla garanzia pubblica, cosicchè non di direbbe un caso se dopo aver toccato il picco nel 2018 (con la chiusura di operazioni di cartolarizzazione per 84,1 miliardi, di cui il 55% tramite cartolarizzazione con Gacs), nel 2019 si è passati a 17,4 miliardi (47% con incidenza Gacs) e nel 2020 a 15,8 miliardi ( 39% con incidenza Gacs). Nel 2021 solo quattro deal hanno ottenuto la garanzia pubblica per complessivi 8 miliardi di euro lordi.
Pare ancora un miraggio poter ampliare la garanzia pubblica ai crediti Utp, nonostante i desiderata piu’ volte espressi dagli operatori del settore. Secondo quanto riportato dal Sole 24 ore, ad ostacolare ancora una volta questa prospettiva ci sono non solo le resistenze europee ma anche i timori domestici per cui l’apertura delle garanzie pubbliche sugli Utp potrebbe suggerire ad analisti e agenzie di rating ad apparentare tali crediti – in virtù dell’identità di trattamento – agli Npl. Anche questa volta, l’estensione delle Gacs agli Utp non sembrerebbe essere oggetto di negoziazione tra Roma e Bruxelles.
Non sembra discutibile, tuttavia, che un ampliamento dei Gacs alle inadempienze probabili renderebbe piu’ agevole un’assistenza alle imprese. Non resta, dunque, che sperare in un prossimo revirement legislativo.
Chiara Santacroce – c.santacroce@lascalaw.com
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