Leasing: la penale non è una clausola vessatoria

Nel contratto di leasing la clausola penale è finalizzata “ad evitare che il lessor per effetto dell’inadempimento dell’utilizzatore subisca un danno (sotto entrambi i profili del danno emergente e del lucro cessante) non comporta alcun indebito arricchimento a favore della parte adempiente ma si limita a neutralizzare gli effetti dannosi dell’inadempimento della controparte”.

Questo è quanto deciso dalla Corte d’Appello di Catania con la recentissima sentenza pubblicata in data 11 luglio 2023, pronuncia questa con cui il Collegio ha precisato che la clausola penale inserita nel contratto di leasing non può essere considerata vessatoria ai sensi dell’art. 33 co. 2 lett. f) Cod. Cons., in ragione della sua formulazione: “a seguito della risoluzione del contratto per inadempimento dell’utilizzatore, la concedente ha facoltà di pretendere da questi, fatto salvo il maggior danno, una penale di risoluzione il cui importo è pari ai canoni scaduti e non pagati fino al momento della risoluzione, nonché quelli a scadere attualizzati al tasso indicato maggiorati del prezzo per l’opzione finale di acquisto e dedotto quanto ricavato dalla vendita del bene”.

Il tutto senza trascurare che “il lessor ha già finanziato integralmente l’acquisto del bene prescelto dal cliente e che la clausola prevede altresì che deve conteggiarsi a defalco dell’importo che l’utilizzatore è tenuto a corrispondere, il ricavato dalla vendita del bene restituito dal cliente. Su quest’ultimo, in definitiva, grava l’onere, non qualificabile come manifestamente eccessivo, di restituzione integrale dell’importo finanziatogli comprensivo degli interessi pattuiti”.

Da qui la conclusione della Corte d’Appello di Catania, che a ritenuto non vessatoria la clausola penale inserita all’interno del contratto di leasing immobiliare, poiché questa non comportava alcuna violazione della disciplina consumeristica.