Secondo ABI (Associazione Bancaria Italiana), nel 2024 il tasso di deterioramento dei crediti subirà un importante aumento per la prima volta nel post pandemia. Tale incremento arriverà dopo anni di operazioni di ‘dimagrimento’ delle banche che sono ricorse a numerose cartolarizzazioni al fine di alleggerire i propri bilanci estremamente appesantiti dagli NPL.
È prevista, infatti, un’escalation dello stock di NPL in seno al sistema bancario italiano che entro il 2024 arriverà a quota a 300 miliardi di euro (escludendo gli UTP).
Già nel 2023 c’è stata una piccola scossa e, adesso, come non accadeva da dieci anni, i crediti deteriorati delle banche sono tornati ad aumentare con decisione e hanno superato per la prima volta i valori pre-Covid.
ABI stima che il tasso di deterioramento del credito alle imprese (salito dal 2,2% al 3,1% nel 2023) si consoliderà al 3,8% entro la fine del 2024, per poi calare al 3,1% nei 12 mesi successivi.
I soggetti più colpiti? Le micro (da 2,4% al 3,3%) e grandi imprese (dall’1% all’1,9%) e, in particolare, i settori più a rischio default sono servizi, costruzioni e agricoltura – maggiormente coinvolte le imprese situate nel Sud Italia (dal 2,8% al 4,0%).
A fine 2025, invece, si dovrebbe tornare su valori simili a quelli recenti in tutte le classi dimensionali di impresa.
I motivi? Probabilmente l’alta inflazione e la lenta crescita sono i fattori che dovrebbero spingere le sofferenze ancora più in alto e con un aumento esponenziale a metà del 2024. Inoltre, non dobbiamo dimenticare il contesto geo-politico che contribuisce ad un generale innalzamento dei costi dell’energia e la definitiva fine delle misure emergenziali del periodo pandemico.
Sicuramente il sistema di gestione italiano degli NPL è estremamente collaudato e in grado di gestire al meglio un probabile aumento. Tuttavia, tutti i player del settore dovranno fare i conti con la Direttiva 2021/2067 in tema NPL (che doveva essere, peraltro, recepita entro la data del 29 dicembre 2023, ma ancora in discussione in Parlamento), voluta dal legislatore europeo per migliorare l’efficienza e la trasparenza del mercato secondario dei crediti deteriorati in modo da renderlo più aperto e dinamico, con l’introduzione di una serie di regole standardizzate per promuovere un’armonizzazione a livello europeo.