Tra l’inflazione legata al caro energia e la crisi internazionale dovuta al conflitto in Ucraina, il contesto economico è sicuramente incerto. In questo scenario, proseguono il rallentamento del settore dei mutui, che già da inizio anno aveva dato segnali di raffreddamento.
La banca centrale europea ha pubblicato il suo ultimo Bollettino il 28 aprile scorso. Il testo dei tecnici di Francoforte parla chiaro ‘l’ultima indagine sul credito bancario nell’area dell’euro indica che nel primo trimestre dell’anno i criteri per la concessione di prestiti alle imprese e di mutui per l’acquisto di abitazioni sono divenuti nel complesso più restrittivi, in relazione ai maggiori timori da parte degli intermediari finanziari rispetto ai rischi cui è esposta la clientela nel clima di incertezza globale.’
Secondo la fotografia della situazione creditizia italiana scattata da EY European Bank Lending Economic Forecast 2022, i prestiti ipotecari hanno ottenuto una performance solida durante la pandemia, segnando + 2,1 % nel 2020 e +4,7 % nel 2021 (dato registrato come il più alto degli ultimi 11 anni), beneficiando dell’aumento dei prezzi delle case, dei tassi d’interesse estremamente bassi, dell’accumulo del risparmio nel corso della pandemia.
Tuttavia, le prospettive attuali sono meno favorevoli, si prevede che la crescita dei mutui rallenterà al 2,9 % nel 2022 e all’1,2% nel 2023, a causa dell’aumento dei prezzi delle case e dei tassi di interesse che sembrano destinati a crescere.
La stretta sui mutui, appunto, riguarda la proposta di Regolamento presentata al Parlamento Europeo, che qualora fosse approvata, andrebbe a sostituire l’attuale Regolamento (575/2013), comportando un eccessivo innalzamento dei coefficienti di rischio misurati dalle banche e restringendo, di conseguenza, le fasce di popolazione a cui le stesse potranno concedere credito.
Le nuove regole di Basilea andrebbero a sostituire l’approccio al rischio operativo basato su modelli interni con un approccio standardizzato, che sarà quindi applicato da tutte le banche. La nuova norma muoverebbe dalla constatazione che le stime di rischio operativo prodotte con i modelli interni non si sono rilevate, alla prova dei fatti, sufficientemente robuste. Peraltro, secondo quanto sottolineato dalla banca d’Italia, verrà promossa un’azione di vigilanza finalizzata ad assicurare che le banche pongano la massima attenzione in relazione ai rischi operativi.
Il pericolo risiede nella possibilità che l’Italia si trovi nuovamente ad essere uno dei paesi maggiormente colpiti da un eventuale Credit Crunch, ovvero, un contesto di mercato in cui le banche scelgono di ‘giocare sicuro’ ammettendo esclusivamente creditori caratterizzati da basso rischio.
Dunque, in una condizione delicata come quella attuale, in cui le imprese Italiane, e non solo, necessitano ancora di un mercato altamente liquido, tutto ciò andrebbe a penalizzare inevitabilmente lo sviluppo economico del paese.
Occorrerà solo attendere gli sviluppi per comprendere se, gli impatti dell’attuale crisi coinvolgerà il mercato Real estate, che da sempre rappresenta uno dei settori preferiti dagli investitori europei, ed in particolar modo dai risparmiatori italiani.
Chiara Santacroce – chiara.santacroce@uniqlegal.it
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