16.02.2024 Icon

Il trend del mercato degli NPLs: investimenti in calo

Il mercato degli NPLs, che in Italia ha conosciuto una svolta nel 2018, ha notevolmente rallentato in termini di nuove operazioni di cartolarizzazione delle sofferenze. Il tasso di deterioramento del credito delle banche italiane a fine 2023 ha toccato il minimo storico dal 2006 con una discesa all’1,2%.

Oggi i bilanci delle banche italiane appaiono in buona parte ripuliti.

L’osservatorio sugli NPL di Banca Ifis ha stimato che il totale deteriorato è passato dal 361 mld€ del 2015 a 303 mld€ di stock Npe (Non-Performing Exposures) nel 2023. Per il triennio 2023-2025 si prevede che le incerte condizioni macroeconomiche possano determinare un nuovo ma moderato incremento dello stock, portandolo a 317 nel 2024 e a 321 miliardi a fine 2025.

La principale ed ovvia conseguenza è che il mercato degli NPL si è ristretto.

Tuttavia, le cause di questa tendenza sono molteplici, come evidenzia Morningstar Dbrs, tra cui spicca, in particolare, il mancato rinnovo delle garanzie pubbliche Gacs.

Tale circostanza influisce, naturalmente, sulle prospettive di recupero delle sofferenze esistenti, oggi confluite per la stragrande maggioranza in investitori e servicer, che sembrano essere in peggioramento rispetto agli anni precedenti.

Si colloca in linea con questo trend l’operazione annunciata da Intrum lo scorso 22 gennaio: il colosso svedese, specializzato nell’investimento e gestione di crediti deteriorati, quotato a Stoccolma, venderà a Cerberus Capital Management un maxi-portafoglio di circa 10 mila posizioni NPL, del valore nominale di 33 miliardi di euro al prezzo di quasi 1 miliardo; le società che oggi possiedono i crediti oggetto della cessione saranno acquisite da una newco di diritto olandese, di cui Cerberus deterrà una quota del 65%, mentre Intrum del 35% (che utilizzerà i proventi per ridurre la leva finanziaria).

Discorso analogo vale per la strategia messa a punto da Illimity Bank, che sta riducendo sempre di più il peso del portafoglio di NPL, anche attraverso cessioni sul mercato. Lo stesso Corrado Passera, fondatore e CEO di Illimity, sul tema si è espresso affermando: “L’andamento del settore distressed si va facendo in prospettiva decisamente meno attraente, per cui abbiamo accelerato un riposizionamento che ci vede ancor più presenti sul mercato specializzato del credito asset-based performing”. Mentre Andrea Clamer, capo della divisione Specialised Credit, individua i limiti odierni all’investimento in NPL in tre fattori: “Il primo è la scarsità di asset sul mercato, visto che le banche sono in ottima salute e gli NPE ratio sono bassissimi. Nel frattempo, il costo della raccolta è molto aumentato, il che ne riduce molto la redditività visto che i flussi di cassa degli NPL sono prestabiliti come in un titolo a tasso fisso. E poi c’è il calendar provisioning, che obbliga le banche a onerose svalutazioni sui crediti di dubbia esigibilità”.

L’osservatorio sugli NPL di Banca Ifis ha previsto che nel triennio ‘23/’25 le transazioni NPL saranno sostenute dal mercato secondario, il quale arriverà a guidare circa il 50% dell’intero transato. Il mercato primario, invece, sarà caratterizzato prevalentemente dal proseguo del processo di de-risking delle principali banche e dal potenziale moderato aumento dei nuovi flussi di deteriorato. Frederik Geertman, l’amministratore delegato di Banca Ifis, ha commentato questo scenario definendolo “di rallentamento ma non catastrofico” e ha, inoltre, aggiunto: “L’economia italiana pare più resiliente di quello che pensassimo e la previsione per i prossimi anni di Banca Ifis vede un’Italia più rischiosa rispetto al resto dell’Europa ma non uno shock“.

Autore Federica De Biase

Associate

Milano - UniQLegal

Federica.debiase@uniqlegal.it

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