Nonostante “le sfide macroeconomiche derivanti dall’aumento dell’inflazione e dal rialzo dei tassi, dalla bassa crescita del Pil, dall’invasione della Russia in Ucraina e dagli effetti di lungo termine della pandemia” le banche europee si sono dimostrate solide e resilienti.
È in questi termini che si è espresso Andrea Enria, Presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce, in occasione della chiusura del suo mandato quinquennale.
Le sue dichiarazioni trovano conferma nello scenario economico attuale, specie quello italiano.
L’attuale Npe ratio (ultimo aggiornamento disponibile giugno 2023), infatti, è sceso al 2,4% dal 16,8% registrato nel 2015.
Inoltre, le banche italiane risultano patrimonialmente solide: il Cet 1 ha raggiunto quota 15,8% facendo segnare un aumento di cinque punti percentuali rispetto a quello registrato sempre nel 2015.
Tuttavia, come ammonisce lo stesso Enria “la capacità di tenuta non deve far abbassare la guardia”.
Due, infatti, sono i fattori che devono indurre a mantenere alto il livello di guardia.
Da un lato lo stock di prestiti coperti da garanzia statale (MCC e Sace) che ammonta a circa 230 miliardi e di questi il 4% risultava erogato verso realtà – a fine giugno – in stato di default.
In particolare, uno studio di PwC evidenzia come sia stato al termine del periodo di pre-ammortamento che si sia assistito a un incremento, benché minimo, del tasso di default.
Sarà, dunque, interessante capire se e come il sistema Paese sarà in grado di gestire un fenomeno che non ha ancora assunto i contorni dell’emergenza, ma che potrebbe farlo in un futuro tutt’altro che remoto.
Dall’altro, inizia a destare preoccupazione l’incremento della massa di crediti classificati come stage 2 (il cui volume dovrebbe ammontare a 200 miliardi)che meritano di essere attenzionati tempestivamente per evitare un loro deterioramento irreversibile.
E l’Italia, benché si classifichi in termini di volumi assoluti al terzo posto in Europa dietro a Germania e Francia, è prima per incidenza sul portafoglio totale: 11% rispetto a una media europea che si attesta intorno al 9%.
Non vi è dubbio, pertanto, che la principale sfida dei prossimi anni passerà necessariamente dalla gestione tempestiva, industrializzata, lungimirante di tale particolare categoria di crediti.