Stando alle ultime previsioni degli analisti di Allianz Trade, la compagnia di assicurazione del credito del gruppo Allianz, nei prossimi mesi è previsto un aumento delle insolvenze aziendali a livello globale.
Secondo il rapporto pubblicato dall’assicuratore sull’ultima edizione del Global Insolvency Outlook, dopo l’aumento della percentuale delle imprese insolventi registrato negli Stati Uniti e nell’Eurozona tra il 2022 e il 2023, è prevista un’ulteriore impennata nell’anno in corso (+9%). In Europa il numero di insolvenze aziendali è rimbalzato in tre Paesi su quattro, con i Paesi Bassi (+52%), la Francia (+35%) e la Germania (+23%) ai primi posti della classifica. Il 2024 è iniziato con livelli superiori al periodo pre-Covid nella maggior parte delle economie avanzate e gli incrementi maggiori, nei mesi a venire, sono previsti negli Stati Uniti (+28%), in Spagna (+28%) e nei Paesi Bassi (+31%). Tuttavia, gli analisti pronosticano che tale impennata potrebbe arrestarsi nel 2025, restando comunque su livelli elevati.
Il report di Allianz Trade dedica un approfondimento alla situazione italiana. Stando alle previsioni degli economisti, si preannuncia l’arrivo di un’ondata di insolvenze, causata dalla perdurante fragilità dell’economia italiana che aumenta la pressione sulle imprese in difficoltà, le quali si trovano a dover fronteggiare il rialzo dei tassi di interesse, l’aumento dei costi e la minore disponibilità dei finanziamenti. I settori più impattati sono:
- quelli con il minor potere in materia di determinazione dei prezzi, come le attività di commercio al dettaglio specializzato, la produzione di prodotti tessili ed elettrodomestici e alcuni servizi, inclusa la ristorazione;
- quelli più esposti all’aumento dei salari, come il commercio al dettaglio, i trasporti e l’edilizia;
- quelli più sensibili all’aumento del costo degli interessi (edilizia, beni durevoli).
Tra le principali cause del fenomeno, Allianz Trade individua tre fattori: la pressione prolungata sulla redditività, la riduzione delle riserve di liquidità e le condizioni finanziarie più restrittive e di maggiore durata del previsto.
Secondo gli analisti, la continua compressione della redditività sta mettendo a dura prova la liquidità e la solvibilità delle imprese, mentre i finanziamenti restano più costosi e meno accessibili. Inoltre, la recessione dei ricavi aziendali è favorita dal minore potere di determinazione dei prezzi e dell’indebolimento della domanda globale. Di conseguenza, la posizione di liquidità delle imprese sta peggiorando rapidamente e le prospettive non miglioreranno prima del 2025.
Tale scenario si riflette nell’aumento, nell’ultimo anno, delle liquidazioni giudiziali (che, prima dell’entrata in vigore del Codice della crisi, erano i fallimenti), anche se – secondo l’indagine – non si prevede un ritorno ai livelli pre-pandemia. Questo perché le recenti modifiche introdotte dal Codice della Crisi d’impresa hanno comportato una maggiore propensione a utilizzare procedure stragiudiziali per raggiungere accordi con i debitori, in modo da garantire una maggiore continuità alle aziende in difficoltà.