Lo scorso 28 giugno 2023 la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa che stabilisce il quadro giuridico per un Euro digitale.
La proposta seguirà il normale iter che prevede il coinvolgimento di Consiglio e Parlamento europeo, con la BCE a cui è demandato il compito di regolamentare gli aspetti tecnici della valuta. La BCE, tra l’altro, ha iniziato lo studio del progetto già a partire dal mese di luglio 2021 e conta di chiudere entro ottobre 2023. Da lì partirà la fase di test sperimentali che durerà almeno tre anni.
Appare difficile, quindi, che l’Euro digitale possa vedere la luce prima di cinque o sei anni.
Nondimeno, già da subito la proposta della Commissione è finita subito sulla bocca dei principali operatori economici.
Sembra allora opportuno comprendere esattamente cosa sia l’Euro digitale e quale utilizzo potrà avere.
Attualmente, ognuno di noi ha a disposizione due “forme” di moneta: il contante (banconote e monete) che abbiamo nel portafoglio e i soldi che abbiamo nel conto corrente. Apparentemente tra queste due forme non c’è differenza, tranne ovviamente che nel modo in cui il denaro può essere speso: in un caso, con la fisica traditio della valuta; nell’altro, con strumenti di pagamento elettronici, come carte, bonifici, etc..
In realtà, le due tipologie di moneta sono diverse. Il contante, emesso e stampato dalla Banca centrale, è infatti moneta pubblica ed è moneta legale: deve essere obbligatoriamente accettata in cambio di beni e servizi. Quella che è nel conto corrente, invece, è moneta privata emessa dalla banca; essa è accettata ovunque, come il contante, perché le banche e gli altri intermediari sono obbligati a convertirla, su richiesta, in moneta pubblica: è per questa ragione che, nella pratica, queste due forme di moneta sono viste come equivalenti.
L’Euro digitale, invece, è una valuta emessa direttamente dalla Banca centrale. Sarebbe, quindi, come denaro contante (che non scomparirebbe), con pieno corso legale, disponibile per tutti i cittadini e residenti dell’Unione Europea e sarebbe accettato ovunque nell’area Euro. Questo non è, ovviamente, il caso degli attuali mezzi elettronici di pagamento e, men che meno, delle criptovalute.
L’Euro digitale, infatti, non è in alcun modo assimilabile a una criptovaluta, essendo per l’appunto moneta avente corso corrente emessa e garantita dalla BCE. Esso avrà, di conseguenza, un valore stabile e può essere scambiato al valore nominale con moneta contante. Al contrario, le criptovalute possono fluttuare in modo significativo nel valore e il loro scambio in contanti in Euro non può essere in alcun modo garantito.
Allo stesso modo, l’Euro digitale non potrà essere considerato come uno strumento di investimento.
Se questo è quanto al momento sappiamo, molte cose dovranno ancora essere stabilite.
Anzitutto, non è ancora definito in che modo i pagamenti in Euro digitale dovrebbero effettuarsi, anche se appare possibile ritenere che ciò possa avvenire tramite la normale interfaccia online della propria banca, o tramite altri mezzi come le carte di pagamento. Allo stesso modo, non è stato ancora definito come i consumatori potrebbero ottenere l’Euro digitale. Presumibilmente, ciò potrà avvenire convertendo, presso la propria banca, depositi o contante in Euro.