La contemporanea sussistenza di più ipotesi di bancarotta non esclude l’applicabilità dell’attenuante della particolare tenuità dei fatti.
Secondo la Suprema corte, la pluralità di condotte di bancarotta va considerata, di per sé, come fattispecie aggravata, bilanciabile, dunque, con eventuali circostanze di segno contrario, compresa l’attenuante in questione.
Corte di Cassazione, V Sezione Penale, sentenza n. 36816 del 5 settembre 2016
Nel caso in esame, l’amministratore di una società fallita è stato condannato per i reati di bancarotta documentale e distrattiva, per aver sottratto beni mobili e materiale informatico all’azienda, nonché per aver omesso la tenuta delle scritture contabili.
L’imputato, condannato anche in sede di appello, ha impugnato la sentenza in Cassazione, ritenendo che la Corte territoriale avesse erroneamente escluso l’applicazione delle attenuanti generiche, sulla base della circostanza per cui l’amministratore avesse adottato una pluralità di condotte illecite.
A parere dell’imputato, la tenuità del danno cagionato si sarebbe potuta evincere dal valore pacificamente scarso e modesto dei beni distratti, non rilevando in tal senso la varietà di condotte perseguite nell’ambito del processo.
Discostandosi dalla tesi dei Giudici d’Appello, la Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’imputato: “in tema di bancarotta fraudolenta, il giudizio relativo alla particolare tenuità del fatto deve essere posto in relazione alla diminuzione, non percentuale ma globale, che il comportamento del fallito ha provocato alla massa attiva che sarebbe stata disponibile per il riparto ove non si fossero verificati gli illeciti“.
Infatti, la pluralità delle condotte di bancarotta è già considerata dall’ordinamento quale fattispecie aggravata, non a caso bilanciabile con eventuali circostanze di segno contrario, ivi compresa l’attenuante della particolare tenuità dei fatti.
In definitiva, i Giudici di legittimità hanno ribadito che a fronte di più comportamenti di rilievo penale, ciascuno dei quali produttivo di una modesta lesione del bene giuridico tutelato, il giudice può ritenere le due circostanze equivalenti, o persino giungere a considerare prevalente quella favorevole al reo.