17.05.2011

Valzer di poltrone a Bankitalia

  • Italia Oggi

di Michele Arnese  

Mario Draghi ha talmente sbaragliato gli avversari per la presidenza della Banca centrale europea (Bce) che nessun altro Stato, eccetto l'Italia, ha avanzato una formale candidatura alla successione del presidente Jean-Claude Trichet. Infatti ieri, nella riunione dell'Eurogruppo con la partecipazione dei ministri delle Finanze, il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha detto: «Non ho ricevuto altre candidature». Resta a questo punto un ultimo passaggio formale per la nomina ufficiale di Draghi all'Istituto centrale con sede a Francoforte: la riunione il 24 giugno del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo. Ormai certo del trasloco da Palazzo Koch all'Eurotower, Draghi fin dagli ultimi giorni della scorsa settimana ha avviato una serie di nomine che in attesa del nuovo governatore della Banca d'Italia da un lato anticipano di fatto alcuni prossimi prepensionamenti e dall'altro avviano in parte un ridisegno dell'alta dirigenza. Al di là dell'ufficialità, le uniche vere promozioni decise sono state due. La prima è quella di Fabio Panetta, nominato funzionario generale con l'incarico di coordinare le attività connesse con la partecipazione della Banca d'Italia all'Eurosistema. In altri termini, sarà la personalità di Palazzo Koch che farà da collegamento diretto con Draghi a Francoforte. Non c'erano dubbi a questo proposito fra gli addetti ai lavori: Panetta era da tempo ritenuto uno dei dirigenti più stimati dal governatore e al quale Draghi affidava compiti e missioni delicate. Ad esempio ha curato il primo rapporto sulla stabilità finanziaria dell'Italia che è stato letto dai mercati come una sorta di rassicurazione di Palazzo Koch sulla solidità del sistema finanziario italiano. Panetta si è anche distinto fra gli addetti ai lavori, specie in alcuni seminari a porte chiuse, per comprensione e precisione. Ha fatto scalpore negli scorsi mesi, quando il dibattito sulla politica economica s'aggrovigliava su «patrimoniale sì, patrimoniale no», le sue poche e precise parole che ebbero il via libera anche del vertice dell'Istituto centrale: considerata la distribuzione della ricchezza delle famiglie – disse in un seminario organizzato dalla Fondazione Ugo La Malfa – c'è un alto rischio che imposte del genere possano avere un impatto negativo sui consumi (e quindi sulla crescita) ed essere fortemente regressive. In altri termini, aggiunse Panetta, «c'è la possibilità che ci siano effetti indesiderati rilevanti». E contrastando indirettamente teorie che indulgono al catastrofismo chiosò, numeri e tabelle alla mano: il nostro è il paese più virtuoso. Ossia è quello per cui la stabilizzazione del rapporto debito/pil può essere ottenuta con il minor sforzo. Un'altra sicura promozione fra le decisioni assunte giovedì scorso da Draghi è quella di Daniele Franco alla direzione dell'area ricerca economica dell'Istituto. Franco, bellunese, classe 1953, prende il posto di Salvatore Rossi, barese, classe 1949, dal 2000 a capo del servizio studi di Palazzo Koch, che sarà il segretario generale di Bankitalia. Da un economista laureato in matematica dal taglio eclettico, come Rossi, il servizio studi passa sotto le cure di un rigoroso esperto di finanza pubblica, come Franco, che era tenuto in grande considerazione anche dal governatore Antonio Fazio. Rossi nei corridoi di Palazzo Koch è pure ricordato per aver firmato come capo ufficio studi una nota a uso interno in cui in poche pagine «recensiva» il libro «La paura e la speranza» di Giulio Tremonti. I quattro rilievi del liberale e liberista Rossi sul saggio del ministro dell'Economia sono chiari. Primo: «Si evidenziano solo i costi della globalizzazione e non i benefici». Secondo: «I costi di cui si parla non sono conseguenze dirette della globalizzazione, o lo sono in minima parte». Terzo: «Si fanno dipendere i costi della globalizzazione dall'eccesso di mercatismo, ma non si chiarisce mai cosa si intenda con tale termine». Infine, «il criterio cui si fa riferimento è limitato al benessere economico e sociale dell'Italia oppure dell'Europa».